Appunti Audio 0003 – Scelta del Tipo di Microfono – Parte B

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SCELTA DEL TIPO DI MICROFONO – Parte B

Chi ha letto con attenzione il Blog precedente mi capirà più facilmente per cui consiglio senz’altro di leggerlo prima di proseguire, al fine di utilizzare una premessa comune per capirci meglio.

Vediamo subito alcuni ambiti di applicazione:

VOCE SINGOLA

In Studio: è consigliabile un microfono a condensatore con diaframma largo, in generale meglio se valvolare salvo il caso in cui sia valvolare il preampli a cui lo si collega. Se il cantante è un urlatore utilizzare un microfono ad alta tenuta dinamica (espressa in DB nel manuale allegato), ovvero è consigliabile che essa sia superiore ai 140 DB.

Microfoni per voce nella mia esperienza:

Neumann U87 ai, che è la riedizione del microfono storico, del quale ha perso un po’ di “patina d’epoca” guadagnando però in pulizia. E’ un microfono celebre e molto costoso. Ha dei bassi eccezionalmente fermi che lo rendono eccellente per le voci parlate in generale e per quelle troppo “gommose” nello specifico, favorendo la leggibilità del testo; il medio è molto ampio e leggermente “scatolato” ma con piacevole garbo, il che lo rende facilmente posizionale nel range tonale del mix anche a basso volume; la sua pecca è negli alti un po’ duri, taglienti e poco ariosi, migliorabili con un preampli valvolare e un exciter vocale. La sua durezza e l’eccezionale fermezza dei toni bassi lo rende insostituibile nei parlati e per le voci cantate basse e morbide, mentre mi appare poco adatto a quelle nasali, mediose, taglienti e “sporche”. La bassa tenuta dinamica lo rende poco adatto per gli urlatori e altre applicazioni ad elevata pressione acustica.

Akg 414, altro celebre microfono universale ad alta tenuta dinamica, con prezzo medio-alto. E’ un microfono molto lineare e morbido con le seguenti caratteristiche: bassi gommosi e ariosi, medio equilibrato, alti dolci e ariosi, medio-alti un po’ sordi. Applicazioni vocali: non è adatto per il parlato salvo che si tratti di voci molto acute come quelle dei bambini; non è adatto per voci scure specie se maschili a causa della troppa gommosità dei bassi, può dare invece eccellenti risultati con voci chiare, tediose, nasali, taglienti, urlate, rauche, soprattutto se di tessitura alta, in quanto è capace di ammorbidirle e gonfiarle pur mantenendole ariose.

RODE K2 valvolare, che ritengo un microfono eccezionale pur essendo ancora poco conosciuto o senz’altro sottovalutato dalla maggior parte degli operatori fonici. E’ caratterizzato da alti aperti e morbidi, medio ampio e ben definito, bassi ben fermi. Ha una tenuta dinamica eccezionale di oltre 150 db che gli permette di sostenere anche le sorgenti più forti, una risposta in frequenza lineare della gamma udibile, una sensibilità tale da permettergli di registrare i dettagli del rumore del passo di formica (scherzo), ha una morbida risposta alle sollecitazioni estreme di frequenza e di dinamica, tipica dei micro valvolari, una “pasta” timbrica sempre gradevolissima, un prezzo eccellente per questa classe di microfono. Caratteristiche che lo rendono microfono universale per tutte le applicazioni anche critiche dove non è richiesta una risposta ai transienti ultra-veloce (come per le percussioni), ma se la cava bene anche in tali circostanze.

Altri microfoni che ho potuto usare sono: AKG C12, Neumann M149, ottimi microfoni di costo molto elevato, sui quali non vorrei esprimermi in quanto non ho avuto occasione di testarli come si deve. Infine cito un altro microfono blasonato che non ho avuto mai occasione di provare come ad esempio il Gefell.

Per i piccoli budget che non si possono permettere neppure l’eccellente RODE K2 consiglierei il Rode NT1A, che ritengo essere il miglior microfono vocale e universale da studio in commercio, condenser a diaframma largo,  al prezzo di un buon microfono dinamico da palco.

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Saluti a tutti gli interessati.

Alessandro Fois – EM Music

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Appunti Audio 0002 – Scelta del Tipo di Microfono – Parte A

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SCELTA DEL TIPO DI MICROFONO – Parte A

Molti microfoni sono detti universali per la loro capacità di svolgere un lavoro più che dignitoso in ogni situazione.

Questo è vero ma in parte, in quanto certe caratteristiche permettono di ottimizzare il rendimento in situazioni specifiche.

Per capire questo occorre che il fonico conosca e distingua le caratteristiche principali di un microfono, analizzandole secondo i seguenti parametri:

  • 1-direzionalità – ovvero l’ampiezza del campo di ripresa, al fine di eliminare in parte le sorgenti indesiderate concomitanti e ridurre il rientro ambientale, oppure al contrario per riprendere un fronte sonoro ampio o addirittura panoramico.
  • 2-resistenza dinamica – la capacità di un microfono di reggere le sollecitazioni più forti (rullante, cassa, voci urlate, ecc.); in genere più è elevata e meglio è, ma attenzione perché alcuni pur ottimi microfoni non hanno grande resistenza dinamiche in situazioni limite.
  • 3-sensibilità dinamica – la capacità di un microfono di riprodurre fedelmente i dettagli timbrici e dinamici di segnali acustici molto tenui, ma ricchi e dettagliati (esempio la voce sussurrata).
  • 4-risposta in frequenza – la capacità di riprodurre in maniera lineare tutto o parte dello spettro acustico udibile.
  • 5-velocità di risposta ai transienti – la capacità di riprodurre fedelmente un picco immediato senza attenuarlo, levigarlo, ammorbidirlo, cosa essenziale per gli strumenti a percussione e quelli a corda pizzicata (es. chitarre) o percossa (es. pianoforte).
  • 6-colore timbrico – qui si entra nel gusto personale, distinguiamo però almeno in microfoni “clinicamente” più precisi e in altri più colorati, poi scegliamo quello più adatto.
  • 7-tipo di trasduzione – microfono dinamico, a nastro, condensatore (a stilo o a diaframma largo); e poi…. valvolare oppure no? Ogni trasduttore ha i suoi pregi e i suoi limiti, anche se dobbiamo riconoscere ai condenser una generale superiorità in ambito di fedeltà

Che cosa utilizzare nello specifico nelle varie situazioni, applicando nella pratica i parametri sopra enunciati, lo vedremo nei prossimi post.

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Saluti a tutti gli interessati.

Alessandro Fois – EM Music

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Studio di registrazione - EM Music

Appunti Audio 0001 – Campi della Ripresa Microfonica

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CAMPI DELLA RIPRESA MICROFONICA

Nella ripresa microfonica, il “campo” di ripresa può essere classificato in 4 tipi:

  • 1-ripresa di prossimità – che intende catturare in maniera molto selettiva il punto di maggiore incidenza, dove viene meccanicamente prodotto il suono (esempio: il punto preciso in cui il plettro o le dita pizzicano le corde di una chitarra acustica).
  • 2-ripresa di corpo – che intende catturare il fronte principale di emissione di uno strumento (esempio: una ripresa molto selettiva dell’intera tavola armonica frontale di una chitarra acustica)
  • 3-ripresa di diffusione – come il punto 2 , ma un po’ più lontano per catturare un po’ di suono proveniente dai lati e dal retro dello strumento e un po’ del suono dell’ambiente
  • 4-ripresa di ambiente – cerca di catturare soprattutto la risonanza naturale dell’ambiente e secondariamente quella dello strumento.

Ciò si ottiene modulando la distanza e la posizione dei microfoni.

In live le uniche riprese utilizzabili sono la 1 e la 2, talvolta soltanto la 1.

In studio, se lo strumento da riprendere ha una funzione prioritaria nel mix, può essere consigliabile utilizzare contemporaneamente più campi di ripresa, avendo cura di correggere con attenzione, tramite un delay, gli inevitabili slittamenti di fase che ne derivano. Intal caso si potrà dosare a paicimento l’incidenza di ciascun piano di ripresa utilizzato.

Una ripresa particolarmente efficace è la seguente: la ripresa contemporanea in stereo del tipo 1, molto ravvicinata, facendo coincidere le capsule dei microfoni per prevenire qualunque sfasamento + la ripresa in mono del tipo 3. Sarà necessario “ritardare” in misura opportuna il segnale audio dei microfoni della ripresa 1 rispetto a quello della ripresa 3 per mettere perfettamente in fase tutti e 3 i microfoni.

Se tutto è fatto con precisione, si otterranno 3 tracce da mixare e processare indipendentemente e un grande realismo nella ripresa.

Anche una ripresa stereo di tipo 2 e un’altra contemporanea stereo del tipo 4 può essere utilizzata con ottimi risultati, talvolta ancora migliori, ma è consigliabile solo se il mix è molto rarefatto, altrimenti è consigliabile quella descritta precedentemente.

Tali considerazioni generali sono applicabili un po’ a tutte le sorgenti, pur con le varianti del caso, che possono differire anche notevolmente nel caso di riprese molto larghe come nel caso del pianoforte a coda, dell’organo a canne e di un coro, giusto per citare qualche esempio.

In questi casi occorrono varie altre considerazioni.

Va da sé poi che ogni sorgente e ogni campo di ripresa prevedono tipi di microfoni anche molto diversi, se si vuole ottimizzare il tutto, ma di questo si parlerà in un altro post.

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Saluti a tutti gli interessati.

Alessandro Fois – EM MUSIC

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